Dott.
Antonello Paulesu
La
Prostata - Prostatiti - Iperplasia
Prostatica - Carcinoma
Prostatico
- la
diagnosi del cancro alla prostata
- le
terapie del cancro della prostata
01. Come si fa la diagnosi di cancro della
prostata?
02. Chi cura il cancro della prostata?
03. Come decidere su quale sia la cura migliore
nei singoli casi?
04. Che cosa mi accadrà?
05. Quali sono gli stadi nei quali si cataloga
il cancro della prostata?
01. Come si fa
la diagnosi di cancro della prostata?
I medici usano
molti metodi per diagnosticare il tumore alla prostata.
L'esplorazione rettale é il sistema più usato ed antico.
Con tale esame il medico infila un dito guantato e lubrificato nel retto
e palpa la superficie posteriore della prostata attraverso la parete
intestinale, in tal modo ne valuta la forma e la consistenza. Questa
procedura è rapida e causa un minimo fastidio al paziente. Purtroppo
quando il medico sente "qualcosa" e questo si rivela essere
un tumore, 1 volta su 2 la malattia è già avanzata, e non
più guaribile. Questo perché non tutti i tumori hanno forma
e consistenza tali da renderli diversi e perciò riconoscibili
rispetto al tessuto sano e, inoltre, anche perché molto spesso,
sono situati nella parte di prostata che non può essere toccata
dal dito esploratore.
Un altro test in uso é il dosaggio della
fosfatasi acida prostatica ( F.A.P.) nel sangue. La FAP é un
enzima prodotto dalla prostata. Quando é presente un tumore,
i livelli ematici di questa sostanza aumentano. Questo esame é stato
il primo ad essere utilizzato negli anni passati, attualmente viene
usato in misura minore poiché si é scoperta un'altra
sostanza prodotta dalla prostata in grado di offrire un maggiore
aiuto nella diagnosi.
L'antigene prostatico specifico (P.S.A.) é una
proteina prodotta esclusivamente dal tessuto ghiandolare prostatico,
sano e malato, la cui funzione biologica è rendere fluido
lo sperma.. Questa sostanza aumenta nel sangue quando si sviluppano
nella prostata un maggior numero di cellule ghiandolari; le cellule
ghiandolari malate, infiammate o tumorali, producono molto più PSA
dalle cellule normali. Studi recenti hanno permesso di dimostrare
che esiste una relazione tra il volume della IPB e il livello del
PSA. Mediante l'indagine ecografica transrettale si può perciò ricavare
il valore di riferimento individuale per il singolo paziente (PSAP
: PSA predetto ). Quando il PSA dosato nel sangue supera il PSAP é necessaria
molta prudenza perché é altamente probabile la presenza
di cellule carcinomatose. (I valori di riferimento di molti laboratori
di analisi sono molto alti, e pertanto possono generare un falso
ottimismo; a volte anche con valori molto inferiori a quelli ritenuti
normali possono essere presenti adenocarcinomi significativi della
prostata.
L'ecografia prostatica transrettale é una
indagine che permette di identificare il valore del PSAP, le aree
sospette, la funzionalità della vescica, la presenza di
calcoli prostatici, la struttura della prostata anche nella parte
lontana dal retto dove il dito del medico non arriva con l'esplorazione
rettale.
Durante questo esame uno strumento sottile, in grado da generare onde
ultrasonore, viene inserito nel retto. Queste onde sono riflesse dai
tessuti a seconda dalla loro consistenza generando echi diversi. La stessa
sorgente di ultrasuoni é in grado di ricevere gli echi di ritorno,
questi echi vengono poi trasformati in una immagine che il medico può vedere
su uno schermo televisivo.
Quando si sospetta la presenza di un cancro
della prostata esiste un solo modo per essere certi dalla diagnosi:
la biopsia. Il medico può prelevare piccoli pezzetti di
prostata mediante un ago sottile. Questi pezzetti vengono esaminati
al microscopio in modo da verificare se esistono cellule carcinomatose.
Il modo più sicuro e indolore per prelevare i pezzetti
di prostata nelle zone sospettate é la biopsia prostatica
ecoguidata per via transrettale. Il medico "vede" ecograficamente
le zone a rischio e lì esegue i prelievi (tecnica ecografica
mirata). Inoltre è possibile prendere pezzetti anche intorno
alla prostata per sapere fino a dove arriva la malattia (biopsie
stadianti).
Attualmente la biopsia prostatica può essere effettuata con l’ausilio
dell’anestesia locale iniettando un anestetico attorno alla prostata
sotto guida ecografica mediante un ago sottilissimo; in questo modo la
biopsia prostatica diviene un esame completamente indolore.
02.
Chi cura il cancro della prostata?
Quando si sospettano problemi prostatici il medico curante
può interpellare uno specialista, l'urologo. Questi è un
medico e chirurgo preparato a diagnosticare e curare le malattie
dell'apparato urinario e genitale. L'urologo capirà se i
sintomi di un paziente sono causati da I.P.B. o cancro. In alcuni
casi il paziente può essere anche inviato da un oncologo
(uno specialista nel trattamento medico del cancro).
03. Come fare a decidere
quale é la cura migliore nei singoli casi?
Questo scritto non vuole e non può dare risposte complete per
ogni singolo problema. Aspetti troppo tecnici sono stati volutamente
esclusi. Ad esempio non si é parlato del ruolo della linfoadenectomia
laparoscopica di staging, della resezione prostatica distruttiva ecc.
L'esperienza porta a dire che ogni possibilità di cura dovrebbe
essere quanto più possibile discussa e chiarita tra medico e paziente,
senza voler necessariamente escludere i parenti più prossimi.
Solo così tutti potranno portare il loro contributo alla cura
prescelta in modo tale da trarne il miglior beneficio.
04. Che cosa mi accadrà?
E' normale apprendere con ansia, preoccupazione o angoscia di essere
portatori di cancro della prostata. Gli stessi sentimenti e pensieri
vivranno in parenti e amici. Dialogare con chi ha già affrontato
questi problemi può essere un modo per ricevere aiuto e incoraggiamento.
L'esperienza insegna che con il passare degli anni il paziente scopre
che anche quando non è possibile una guarigione completa, il
cancro della prostata è una realtà con la quale è possibile
convivere serenamente, conducendo una vita normale. Se lo desiderate
potreste chiedere al vostro medico di mettervi in contatto con altri
pazienti. I pazienti che afferiscono al nostro gruppo sono incoraggiati
a confrontare con altri le proprie esperienze, in modo da poter prendere
le opportune decisioni terapeutiche in modo più informato e
consapevole possibile.
05. Quali sono gli stadi
in cui si cataloga il tumore alla prostata?
Solo se il medico riesce a determinare lo stadio della malattia potrà instaurare
la cura migliore per i singoli casi. Le cure possono variare a seconda
delle condizioni generali del paziente, dell'età e dello stadio
della malattia. E' importante che il paziente discuta con il medico le
diverse opzioni possibili, i loro vantaggi e gli svantaggi. Gli stadi
della malattia vanno da T1 a T4, a seconda dell'estensione della stessa.
Inoltre sono catalogati in N+ se interessano anche i linfonodi ed M+
se altri organi sono sede di metastasi.
STADIO T1c
Il tumore é localizzato all'interno della ghiandola ed é troppo
piccolo per essere diagnosticato con l`esplorazione rettale, ma
può essere diagnosticato con le altre procedure. In questo
stadio il tumore non dà sintomi ed é guaribile. Sono
possibili diversi tipi di terapia: la rimozione chirurgica dalla
prostata, la radioterapia e la criochirurgia. Per tumori di stadio
A, molto piccoli può essere presa in considerazione anche
la scelta di una vigile attesa.
STADIO T2
Il tumore é ancora localizzato dentro la prostata, ma si
estende nella ghiandola e spesso può essere percepito alla
esplorazione rettale. Spesso non ci sono ancora sintomi associati.
Le possibilità terapeutiche dal cancro della prostata
in questo stadio sono ancora quelle di una cura radicale. Le
terapie
possibili sono le stesse dello stadio T1.
STADIO T3
Il tumore é diffuso fuori dalla ghiandola, invade i tessuti
circostanti. In questo stadio é frequentemente presente
una difficoltà della minzione. Alcuni medici trattano anche
questo stadio della malattia con la prostatectomia radicale, ma
attualmente é prevalente la scelta della radioterapia, della
terapia ormonale o la loro associazione. La crioterapia é ancora
in grado di assicurare un trattamento guaritivo in molti casi di
diffusione extraghiandolare. Nello stadio T3 si può praticare
la terapia ormonale. Con questa terapia si diminuisce il livello
del testosterone e, pertanto, si ottiene una diminuzione di volume
migliorando i sintomi urinari.
Ci sono molti modi per ridurre il livello del testosterone.
STADIO T4, N+, M+
In questi stadi della malattia le cellule cancerose si sono già diffuse
in altre parti del corpo (linfonodi, ossa, altri organi). I sintomi
più frequenti in questo stadio sono difficoltà urinarie,
dolori ossei, perdita di peso. Questi sintomi non sono sempre presenti,
il paziente può non avvertire disturbi anche in presenza
di una malattia diffusa. In questi stadi si praticano le terapie
descritte per lo stadio T3: terapia ormonale, radioterapia, crioterapia;
talvolta può essere praticata anche la chemioterapia. Recentemente
la scelta più comune é di non eseguire la prostatectomia
radicale in presenza di metastasi dimostrate. Questo atteggiamento
contrasta però con l'opinione di altri ricercatori secondo
i quali l'asportazione del tumore originario é cosa utile
perché riduce il volume totale del tumore; ecco perchè la
crioterapia, distruggendo la massa tumorale con rischi ridotti,
rappresenta una scelta possibile anche negli stadi T4, N+ ed
M+.
...continua
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